L'effimero e l'eterno

Queste note vengono redatte in base alle suggestioni presentate sul sito FIAF ( Federazione Italiana Associazioni Fotogrefiche) sul tema proposto per l'anno 2019, "l'Effimero e l'eterno"



Ho letto con piacere[1] alcune riflessioni intorno al tema "L'effimero e l'eterno" oggetto del 'tema di cult' annuale della Fiaf (federazione delle associazioni fotografiche italiane) per il 2019; ha suscitato in me una favorevole impressione il livello di ragionamento che viene proposto a monte degli scatti fotografici.

Sicuramente l'oggetto della ricerca filosofico-semantico-fotografica tocca nel profondo l'animo di ognuno; è difficile rimanerne indifferenti ed è probabile che ogni singolo essere appartenuto al genere umano si sia posto in qualche modo interrogativi sull'argomento.
Siamo esseri bagnati di tempo: indipendentemente dalle condizioni di nascita e di vita l'esperienza del suo fluire è ciò che rappresenta e misura, in modo diretto o indiretto, la distanza tra l'effimero e l'eterno.
Chiamiamo eterno ciò che non muore ed effimero ciò che, all'opposto, si caratterizza di breve vita.
I due termini sono posti agli estremi di una tensione, averli inseriti nello stesso contesto porta ad una iperbole del pensiero, soprattutto del nostro pensiero scientifico galileiano; siamo abituati allo scindere, al dividere in coppie i ragionamenti; giusto-sbagliato, bianco-nero, vero-falso, eccetera.
E' per noi complesso pensare in termini di congiunzione di opposti, cioè ad esempio qualcosa che sia effimero ed eterno, bianco e nero, vero e falso; per questo parlavo di iperbole.
Più facile per gli orientali, per i quali questo livello in cui gli opposti si uniscono è tema percorso da millenni.
Basti pensare, ed il pensiero mi è utile per introdurre le provocazioni sul tema, alla differenza grafica tra le rappresentazioni dei simboli delle religioni orientali ed occidentali; non pretendo di essere esaustivo, ma vorrei porre l'accento sulle differenze grafiche tra due simboli conosciuti; da una parte il tao, dall'altra la croce.
Linee tonde che si compenetrano e disegnano un tutto da una parte; linee rette che dividono la realtà in parti dall'altra.
I simboli rivelano la profonda diversità tra le mentalità: una tende ad unire l'effimero e l'eterno mentre l'altra, la nostra, tende a dividerli. Per questo le suggestioni che ho letto tendono a mettere in luce la diversità tra i due concetti piuttosto che il loro compenetrarsi.
Già a questo punto potrebbe porsi una questione: nel pensare ad una immagine fotografica sul tema è meglio puntare sulla differenza tra i due estremi o piuttosto alla loro compenetrazione? Ovviamente è per noi più semplice pensare in termini di contrapposizione.

Vorrei portare l'attenzione ad un divers livello rispetto alle discussioni proposte dove il tema suggerito viene declinato rimbalzando sull'oggetto/soggetto espresso dal significante (fotografia) il compito di veicolare il messaggio effimero/eterno; voglio notare che meno importanza viene paradossalmente data alla forma grafica diretta che può veicolare il significato partendo da astrazioni simboliche innate.

Queste forme grafiche dirette (linee tonde e linee diritte, per esempio) appartengono al nostro modo di pensare pre-conscio ed agiscono direttamente come significato colpendo l'osservatore (è il valore del simbolo, espresso da Carl Gustav Jung, dagli scritti di Mircea Eliade e René Guenon).
Si porti, con le dovute cautele, l'esempio estendendo il ragionamento alla regola dei terzi nella composizione fotografica: non sappiamo bene (cautele!) perchè funzioni, ma siamo certi che funzioni in molti casi, cioè che un messaggio di equilibrio e di piacevolezza della composizione giunge all'osservatore.
Allo stesso modo potrebbe essere interessante interrogarsi su quali grafismi veicolino i concetti di eterno e di effimero, in modo da poterli utilizzare nel mezzo fotografico per giungere all'osservatore.

Messi in luce questi due punti, cioè

A) l'uomo si interroga da sempre sull'effimero e sull'eterno, attori protagonisti nella vita di ognuno
B) esistono forme-prime che possono veicolare concetti in modo diretto

possiamo aggiungere due considerazioni che estendono il ragionamento consentendoci un balzo in avanti, cioè:

C) la religione si è sempre occupata del rapporto tra effimero ed eterno, ed è stata nei secoli il modo di esprimere la cultura dei popoli
D) la veicolazione dei concetti al popolo in passato è sempre stata visiva; la lettura è conquista relativamente recente nella storia del mondo

Ciò ci porta a poter sostenere che il mondo cultural-religioso (al netto di tutte le giustificate riserve sul potere temporale e sui secondi fini) occupandosi esattamente di questo concetto di effimero/eterno, e volendo comunicarne le idee al volgo mediamente illetterato, abbia abbondantemente fatto ricorso a simbolismi grafici attivi sull'uomo come forme pre-consce, simbolismi che potrebbero essere spunto per il concorso fotografico dei giorni nostri.

A questo punto, prima di addentrarmi con chi ha avuto la pazienza di leggermi finora sui simbolismi grafici, è necessario introdurre un ulteriore punto, per quanto controverso, ma strettamente legato alla concezione del tempo che, abbiamo sostenuto prima, divide effimero ed eterno.

E) la nostra religione è (l'ipostatizzazione di) un culto solare.

So che questo punto è spesso difficile da digerire; in particolare i termini 'nostra' e 'solare'.
Con 'nostra' non intendo dire la religione che pratichiamo, quanto piuttosto quella che ha influenzato tutta la nostra cultura e che dirige, volenti o nolenti, atei laici o credenti, i nostri pensieri; non vorrei scomodare Croce per questo ('perche non possiamo non dirci cristiani'), ma chiedo a chi non la pensa in questo modo un atto di fede (!!!) per proseguire il ragionamento.
Anche definire che la religione 'nostra', cristiana cattolica, sia un culto solare attira gli strali dei più; mi piace ricordare come le due feste maggiori, il Natale e la Pasqua, siano definite dal moto del Sole il primo e della Luna la seconda.
Poste queste premesse, possiamo dire che nella tradizione iconica della cultura religiosa, e segnatamente negli edifici di culto, possiamo trovare le rappresentazioni simboliche del rapporto tra l'effimero e l'eterno.
Sarebbe interessante arrivati qui tracciare l'intero percorso che va dal primo singolo punto alla figura più complessa ed espressiva (vedi, ad esempio, la Rosa di Staffarda[2]); mi limiterò a citare alcune delle forme che più spesso si incontrano.

Il primo fenomeno fisico che può aver dato l'idea del rapporto tra la vita effimera dell'uomo e l'eterno è rappresentato dalla volta celeste[3]; oltre al 'mare di bronzo', l'osservatorio della volta celeste ai piedi del tempio di Salomone, la semplice osservazione del cielo stellato è una delle esperienze che storicamente e nel nostro quotidiano può rappresentare questa distanza.
Nel tempio religioso la volta rappresenta il cielo; facendo perno sulla stella polare tutte le altre stelle disegnano cerchi concentrici intorno ad essa; questo può essere il primo dei grafismi che si possono presentare sull'argomento, espresso da un punto circondato da una serie di cerchi concentrici.
 

[volta dell'Eremo di Monte Siepi, Abbazia di san Galgano, Chiusdino, Siena - circa 1185]

Osservando il sorgere del sole, il suo continuo presentarsi ad est e scomparire ad ovest per risorgere il mattino seguente sancdisce il rapporto tra l'effimero del giorno e l'eterno del suo ripetersi. Questa ciclica continuità della curva disegnata dal sole è stata spesso ispiratrice di simboli costituiti da uno o più archi disegnati a partire da un punto; troviamo spesso queste rappresentazioni, a volte chiamate ruote solari, nei templi più antichi. Da essi è stato ricavato il simbolo della svastica, che solo nell'ultimo secolo è diventato tristemente famoso, mentre nell'antichità era simbolo del perpetuarsi della vita.
 


Chiesa di Santa Maria Assunta, Orta, 1485. In basso, ruota solare.
 
Da questa forma il passaggio alla spirale è abbastanza veloce, lo si ottiene allungando gli archi intorno al centro; il simbolismo è lo stesso, da un punto iniziale di creazione si espande il ritmo del creato.

Fino a questo punto, e segnatamente utilizzando il cerchio o degli archi, si è rappresentato l'eterno, il trascendente.
Il passaggio all'effimero, cioè all'immanente viene ottenuto ponendo dei limiti all'eterno, spezzandolo in parti.
L'osservazione del sole non può che indurci a segnare un est e un ovest; l'ombra al mezzogiorno un nord ed un sud. L'unione di questi punti conduce direttamente alla simbologia dell'immanente o dell'effimero: la linea diritta, e soprattutto l'incrociarsi perpendicolare delle linee est-ovest e nord-sud, che disegnano una croce.

 



 

Aubeterre-sur-dronne, croce con simbolismi
Da questo punto ad arrivare al quadrato il passo è breve: basta spostare e duplicare le linee.
Il cerchio rappresenta l'eterno; la croce o il quadrato l'effimero.
Il passaggio dal cerchio alla croce indica l'incarnazione; viceversa dalla croce al tondo la trascendenza, tanto che la forma dei templi cristiani è sempre rappresenatta da una forma quadrata (o rettangolare) che diventa un cerchio (o un'ellisse), o da un cubo (abside) che diveta una (semi)sfera (cupola).


Cattedrale di sant'Andrea, Mantova - Il passaggio dal quadrato dell'abside al cerchio della cupola

Questa breve disamina serve a qualcosa nell'ispirare fotografie sul tema? Probabilmente non in modo diretto.
Tuttavia conoscere queste veicolazioni semantiche inconsce delle forme prime può essere utile nella composizione fotografica per suggerire un punto di vista in più rispetto a quelli noti.
 



[1] http://www.fiaf.net/agoradicult/2018/09/09/leffimero-e-leterno-tema-di-cult-del-2019/
[2]
http://krueger.losero.net/la-rosa-di-staffarda.html[3] vedi, per approfondimenti, De Champeaux, Sterckx, I simboli del medioevo, Jaca Book, Milano 1981