L'intrigo di Abbadia Isola

Un nuovo pensiero per la mente di Krueger, un nuovo interrogativo.

A metà del percorso di una chiesa medioevale, la metà di una colonna supporta un simbolo complesso che chiede di essere decifrato.
Il fiore della vita. Le porte della Gerusalemme celeste. L'albero della vita. I fleur de lis . La mandorla dei settimi.... quanti altri interrogativi nascosti in questa pietra incisa da millenni?
A presto!



Questo è un intrigo lungo e complesso; già al primo sguardo si capisce che si ha a che fare con una forza che sarà difficile domare.
Troppi simboli, troppo ordine, troppa abbondanza in questo tripudio di forme; ci vuole l'umiltà e il coraggio che non ho per lasciarsi andare in questo viaggo alla ricerca di cosa questa pietra ha da dirci.

Situiamola nel contesto: siamo ad Abbadia Isola, vicino a Monteriggioni (Siena), nella chiesa dei santi Salvatore e Cirino; nomi poco conosciuti che ci riportano ai primordi della Chiesa.
Datata nel XII secolo, la chiesa a circa metà del cammino verso l'altare riporta una mezza colonna, su quella mezza colonna la pietra incisa che vogliamo indagare.
A mia memoria non ricordo altre collocazioni simili; l'unica che mi viene in mente è quella delle colonne nere con i serpenti in sant'Ambrogio a Milano: anche in quel caso simbologie di profondità inconsuete.
Tuttavia la mezza colonna mi riporta al sogno di Giacobbe: dopo aver preso una pietra come cuscino (!) e sognato la scala con gli angeli che salivano e scendevano dal cielo, 'Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» Giacobbe si alzò la mattina di buon'ora, prese la pietra che aveva messa come capezzale, la pose come pietra commemorativa e vi versò sopra dell'olio. '. A questo penso quando rivedo questa pietra issata sulla mezza colonna come fosse un altare: la porta del cielo.

Cerco informazioni su quest'opera ma non ne trovo, se non che probabilmente è un reperto di una epoca precedente alla costruzione dellla chiesa abbaziale: siamo quindi a tempi precedenti all'anno mille.
Tuttavia penso che possieda intatto il messaggio simbolico che ha attraversato i secoli e per questo lo voglio indagare.
Perchè inserire quest'opera su una mezza colonna? perchè in mezzo alla chiesa? Evidentemente è portatrice di significato, o per lo meno lo era per chi la ha collocata in quella posizione.
Il significato ci è precluso, non lo conosciamo; non sarà questa indagine a svelarlo. Tuttavia cercare di penetrarlo è un compito dal quale non ci si può assolvere quando si è hacker, cioè curiosi, dei messaggi che ci arrivano dai tempi remoti.



La prima cosa che appare: la forma quadrata.

Anche se solo visto da lontano non si può fare a meno di notare che si presenta sotto forma di parallelepipedo, con l'immagine scolpita a tessere sulla base quadrata. Ogni curioso di simbologia sa che il quadrato rappresenta la materia e il reale, lo stato di immanenza, il creato fisico. Quindi questo blocco di marmo ci parla della fisicità delle cose, del rapporto con la vita terrena.
Avvicinandoci, vediamo che il quadrato del parallelepipedo è ripreso e ripetuto da un quadrato nella scultura di tipo a tessere musive. Le poche che restano sono di colore blu: è il colore della spiritualità; seguendo i canoni simbolici cromatici potevano essere rosse, bianche, nere, (quasi mai  gialle o verdi, colori poco 'eleganti') e avere quindi significati diversi. La scelta del colore blu non è stata certo frutto del caso: il messaggio quindi è spirituale (blu) e riguarda le cose terrene (quadrato). Situandoci nella storiografia dei colori (Champeaux, Medioevo simbolico) possiamo forse cercare di dare una data alla scelta del colore, essendo il blu un colore relativamente 'moderno', el medioevo.

Il quadrato risulta circondato da una serie di triangoli; recita wikipedia "Appoggiato sulla semicolonna mozza al centro della navata centrale si trova un quadrello intarsiato a tessere colorate che formano il disegno di una rosetta a sei petali e denti di sega, quest'oggetto probabilmente apparteneva ad un'opera di completamento della chiesa come un pergamo o una transenna.", in questo caso i 'triangoli' vengono tradotti con 'denti di sega'.
Osservandoli si nota che sono sei per lato e tutti esattamente equilateri; ai quattro angoli il disegno ad angolature regolari individua quattro parti vagamente romboidali che ne segnano il termine estremo.
Dal triangolo equilatero alla trinità il passo è breve; tuttavia non è tanto la forma dei triangoli quanto il loro numero a cominciare ad allertare alcune sensibilità; sei per lato fa ventiquattro, e per chiunque si occupi di simbologia il ventiquattro su un quadrato non può che avere un significato: la Gerusalemme Celeste.
Nell'Apocalisse di San Giovanni viene prefigurata la Gerusalemme Celeste di forma quadrata con i ventiquattro vegliardi; le coincidenze sono significative.
Certo mancano alcuni tratti distintivi come le tre porte per lato; tuttavia possiamo continuare su questa via, immaginando che l'autore dell'opera si volesse riferire ad un significato largamente condiviso allora come quello della Gerusalemme dell'Apocalisse.

Vengono in mente alcune rappresentazioni, spesso absidali, in cui intorno al Cristo in mandorla vengono disposti i quattro viventi e i ventiquattro vegliardi.
Tuttavia possiamo forse tentare strade più complesse e profonde; la Gerusalemme Celeste esiste tanto nell'ebraismo quanto nel cristianesimo.
Nel primo caso ci si riferisce al sogno di Giacobbe della scala che va verso il cielo e lì la raggiunge; sulla scala salgono e scendono gli Angeli. Quei triangoli bene si accordano con la rappresentazione di una scala. Va ancora ricordato che quel sogno Giacobbe lo fece appoggiando ilcapo su una pietra; al risveglio unse con l'olio quella pietra che diventò il prototipo dell'altare, tanto che ancora oggi nella cerimonia di consacrazione di una chiesa il vescovo unge l'altare con l'olio.

Forse che questa opera di marmo, con questa strana forma a parallelepipedo, voglia rappresentare il 'cuscino' di Giacobbe, e quindi il primo altare? E' un interrogativo su cui meditare.
Giacobbe chiamò porta del cielo quel luogo in cui ebbe quella rivelazione; forse questa pietra vuole avere lo stesso significato?
Nel secondo caso, cioè nella interpretazione cristiana, la Gerusalemme è a forma perfetta di cubo come il santo dei santi, ed ha al centro l'albero della vita. Questo ci consente di cominciare a spostare l'attenzione verso l'interno; forse vuole rappresentare l'albero della vita?

E non siamo che all'esterno; ora ci tocca entrare all'interno del quadrato.



 

Entrando innanzitutto un cerchio è inscritto nel quadrato.
Dal materiale (quadrato) si passa al divino (cerchio), dall'immanenza alla trascendenza; questa pietra vuole parlarci del percorso che porta dalla materialità, dall'ora e qui, allo spirituale trascendente.
Quattro fleur de lis, quattro gigli stilizzati, occupano le quattro direzione dell'esistenza, sono le quattro guide che portano dal quadrato al cerchio; nella religione del libro sono i quattro evangelisti, il tetramorfo, ad essere più fisici sono gli stati di aria acqua fuoco terra con i quali abbiamo l'esperienza diretta.

Questa pietra sembra dirci: usa quello che vedi, che senti e che tocchi per passare dalla materia allo spirito.

Dentro il cerchio 'divino' vediamo un tripudio di linee 'divine', cioè circolari, che possimo interpretare come angeli danzanti, come la candida rosa dei cieli di Dante.
La dinamicità, il movimento di questa composizione non ha fine, la danza si ripete ad ogni osservazione, comunque la si guardi ha movimento, luce; non ha base, non ha altezza, non ha dimensione, si perpetua da sè, motore immoto scolpito nella pietra.